Gods of Deception di David Adams Cleveland: estratto in primo piano

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Nov 14, 2023

Gods of Deception di David Adams Cleveland: estratto in primo piano

“In the early days of the Cold War, many Americans simply could not believe that

"Agli albori della Guerra Fredda, molti americani semplicemente non riuscivano a credere che un perfetto gentiluomo come Alger Hiss potesse essere una spia rossa. David Adams Cleveland usa le sue doti di narratore per immaginare verità umane più profonde dietro i titoli dei giornali. Gods of Deception è un racconto lussureggiante e vivido di un tempo infestato."

—Evan Thomas, autore di The Very Best Men e Being Nixon

Siamo coinvolti in una tragedia della storia.

—Whittaker Chambers

21 GENNAIO 1950

L'AVVOCATO ASSOCIATO DELLA DIFESA Edward Dimock, con l'abbronzatura estiva piacevolmente sbiadita sotto i capelli castani, sedeva al tavolo della difesa mentre esaminava i dodici membri della giuria che rientravano nell'aula del tribunale federale sovrastata da Foley Square. Inclinò la testa, strizzando gli occhi, da esperto birdwatcher qual era, gli occhi azzurri attenti a qualsiasi indizio rivelatore nei volti rapiti delle otto giurate, trovandosi sollevato dall'espressione seria, se non severa, appena arrossata che telegrafava dal palco della giuria rivestito di pannelli di quercia. Controllò l'orologio e poi l'orologio a muro in ottone sopra l'ingresso della sala della giuria: 2:46: venti minuti dalla pausa pranzo. (Una configurazione di lancette, un angolo di 165 gradi, per l'esattezza, che sarebbe rimasta per sempre impressa nella sua mente.) Annuì meccanicamente, come se fosse scattato un interruttore in un meccanismo finemente sintonizzato. Quarantatré anni, ora all'apice dei suoi poteri, con qualche ciocca grigia tra le sopracciglia alzate per gravità, appoggiò pensieroso la mascella sul pugno.

No, certamente non c'è molta indecisione in mostra, e ancora meno nello sguardo schietto della presidentessa della giuria, la signora Ada Condell, che aspettava cupamente al suo posto che il giudice chiedesse informazioni sul loro verdetto. Questi e altri presagi di disastro indussero Edward a guardare oltre il tavolo della difesa dove il suo cliente, Alger Hiss, sedeva con stoica determinazione accanto a sua moglie Priscilla. Il suo familiare naso all'insù e le labbra tremanti e compresse fecero accelerare il battito di Edward, e lui schiacciò il pugno contro l'angolo acuto del suo mento, reprimendo l'impulso di emettere un grido di avvertimento, mentre si preparava al peggio. Sotto, il vago tremore del traffico o il tintinnio di un treno della metropolitana che fa vibrare il pavimento. Sul piano della moka del suo caffè mezzo bevuto, si mosse un'increspatura. Ancora un altro avatar del cataclisma cosmico, che il giudice Henry W. Goddard sembrava assaporare: quello che i giornali già avevano annunciato come il processo del secolo, anzi un secolo finito solo a metà. Goddard fece un'altra pausa, assorto nel suo piccolo dramma di mescolare carte sulla sua panchina, forse preparandosi al tumulto che sicuramente sarebbe arrivato all'indomani di questa dura prova di quattro settimane, una cosa anticipata dalle centinaia di giornalisti ammassati davanti a lui. il soffitto a cassettoni della sua aula di tribunale, scrutando in avanti come uno con le penne sollevate, il respiro sospeso. . . mentre la grave Fortuna, raggomitolata come un gatto, pronta a balzare nell'angolo anteriore sinistro del banco della giuria, aspettava il suo momento sul palcoscenico della storia.

Concedendosi un momento di tregua (shuffle, shuffle), Edward alzò lo sguardo verso la opaca e liquida luce di gennaio che inondava la finestra a fiocco sopra il banco della giuria, tredici piani sopra Foley Square e la brulicante metropoli dove lui e suo padre prima di lui avevano prosperato enormemente. Eppure non c'era niente in quel grigio nuvoloso che gli desse piacere, tranne il pensiero di fuggire su ali ardenti fino a Hermitage, il suo rifugio a Catskill - ora, oggi, tra un'ora o meno, con Annie, le ragazze e Teddy (tutti ancora in pausa natalizia). , le ragazze di Chapin e Teddy di Yale). Chiudendo gli occhi per un lungo tatuaggio dei battiti cardiaci, cercò di radunare la serietà morale e la competenza professionale di Groton, Yale, Harvard Law, un prezioso incarico presso Oliver Wendell Holmes, la sua posizione di top gun alla Beekman-Morris e tre anni dopo il War Production Board di Washington gli aveva instillato da tempo l'esperienza e gli istinti finemente affinati che ora lo spingevano ad abbandonare il suo sguardo desideroso per il cupo vuoto del banco dei testimoni. Sospirò contemplando per l'ultima volta quella scenografia, dove, solo pochi giorni prima, aveva utilizzato le teorie untuose del disturbo psicopatico di personalità e della motivazione inconscia contro il testimone chiave dell'accusa, l'ex comunista e direttore della rivista Time Whittaker Chambers, con i risultati spaventosi saranno confermati al momento.